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| L’Inter dopo la rivoluzione morattiana sotto il segno di José Mourinho procede ancora a tentoni in attesa di trovare un equilibrio tutto suo. Una rivoluzione, quella dello Speciale, che ha messo in soffitta il 4- 4- 2, marchio di fabbrica dei trionfi targati Mancini e che ha imposto un sistema di gioco, ovvero il 4- 3-3 che va ancora mandato a memoria dalla truppa. Il che inevitabilmente ha provocato sbandamenti che fanno aumentare le nostalgie dei tanti manciniani ancora in servizio permanente ed effettivo.
Probabilmente i fischi dell’altra sera a San Siro sono imputabili al malcontento per un risultato inatteso ( l’ 1- 1 col Werder Brema) ma anche alla sensazione che aver buttato a mare il lavoro fatto da Mancini possa rivelarsi un azzardo imperdonabile.
Il problema è che Mourinho, al momento, non può certo permettersi retromarce che darebbero forza alla voce di chi si è mostrato perplesso sin dalla prima ora per l’allontanamento di Mancini. Moratti ha spiegato più volte i perché di una scelta dolorosa e - soprattutto - costosa, visto che il Mancio è ancora regolarmente stipendiato dall’Inter: «La situazione, dopo quanto successo a Liverpool, non era più gestibile» . L’Inter di Mourinho, per ora, è un cantiere aperto. E, come inevitabile, cresce il partito della nostalgia.
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