Guai ai quarti, stavolta la Juve si guarda dietro

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°o.Oprincipessa4everO.o°
view post Posted on 16/5/2009, 12:02




Con la Fiorentina a tre punti, la difesa del terzo posto è diventata il nuovo incubo della Juve e non per una pura questione di immagine: se fino all’anno scorso non c’era differenza fra arrivare terzi o quarti, perché si finiva comunque nell’ultimo turno eliminatorio di Champions League, ora c’è un abisso tra le due posizioni. In Italia, come in Inghilterra e in Spagna, chi è terzo in campionato passa direttamente ai gironi ed è un vantaggio rispetto al passato quando soltanto le prime due si qualificavano senza rischiare la qualificazione. Chi è quarto invece deve affrontare un turno preliminare.

Dov’è la novità? E’ che è diventato molto più duro perché le squadre sono soltanto 10 e sono le «piazzate» dei migliori campionati europei. Ci sarà sicuramente l’Arsenal, che finora è anche l’unica testa di serie delle cinque previste. Oltre agli inglesi di Wenger, al momento ci finirebbero il Lione, il Valencia, l’Hertha Berlino (ma rischia il Bayern, che nella Bundesliga è appena un punto sopra i berlinesi).

Inoltre vi possono arrivare dal turno precedente squadre come lo Shakhtar Donetsk finalista di Coppa Uefa, lo Sporting Lisbona, lo Sparta Praga, la Dinamo Mosca, i Rangers (o il Celtic, perché in Scozia sono a pari punti). La Juve rischia di non figurare tra le teste di serie perché, dalla finale di Manchester nel 2003 contro il Milan, il suo cammino in Champions League ha segnato il passo: è stata esclusa da due edizioni, due volte si è fermata agli ottavi e due ai quarti. E nella decina di club che si affronteranno per i cinque posti potrebbe esserci chi ha ottenuto più dei bianconeri: uno è il Lione. Insomma, se non si è testa di serie l’avversario è fortissimo; se si è testa di serie si trova comunque una squadra di alto livello, migliore degli svedesi del Djurgardens o degli slovacchi dell’Artmedia che i bianconeri incontrarono nei due casi in cui affrontarono le qualificazioni.

Il motivo è nella rivoluzione degli accessi alla Champions. Platini ha voluto cambiare il vecchio meccanismo. «Basta con il monopolio dei più forti, bisogna garantire uno spazio anche a chi ha vinto il campionato nei Paesi più deboli», era un punto nella sua candidatura alla presidenza dell’Uefa. Ha mantenuto fede alla promessa. Da quest’anno i campioni di cinque Paesi che stanno dal 13° posto in giù del ranking europeo parteciperanno alla Coppa. La formula è ancora con 32 club (22 qualificati di diritto) divisi in otto gruppi, ma Platini ha sdoppiato il percorso per arrivarci. Non c’è più un unico calderone in cui finivano tutte le squadre in cerca di qualificazione con il risultato che le 16 che superavano la scrematura erano quasi sempre le rappresentanti dei grandi Paesi calcistici (ci si ricorda come di un fatto clamoroso e quasi unico l’eliminazione dell’Inter nel 2000 contro l’Helsinborg).

I calderoni adesso sono due. In uno finiscono le vincitrici dei campionati più deboli, cominciando da San Marino e Lussemburgo, e dopo 4 fasi si arriva alle cinque qualificate. Nell’altro percorso, più breve, l’Uefa raggruppa le piazzate nei 13 campionati migliori in base al ranking: da qui usciranno le altre cinque qualificate che insieme alle 22 il cui accesso è diretto comporranno il totale delle 32 partecipanti. Un particolare: la vincitrice della Champions ha diritto a un posto nell’edizione successiva ma poiché sia il Barcellona che il Manchester si sono già qualificate con il campionato, quel posto è stato assegnato ai campioni del primo Paese che era escluso dai migliori: il Belgio. Così l’Anderlecht (o lo Standard Liegi) ci saranno, la Fiorentina o la Juve dovranno faticare per ottenere il visto nelle partite del 12 e del 26 agosto.
 
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