Tesina terza media-Prima guerra mondiale

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view post Posted on 10/6/2010, 19:40

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TESTINA DI STORIA TERZA MEDIA-PRIMA GUERRA MONDIALE


-= La prima guerra mondiale =-

Mentre la gente viveva ancora l’atmosfera dalla “Belle èpoque”, una tragica bufera bellica si abbatteva sul mondo: la Prima Guerra Mondiale.

Le cause:
Le cause remote
Le case remote del conflitto sono state:
-Il contrasto Franco-germanico, per la sconfitta francese di Sedan e la cessione dell’Alsazia e della Lorena alla Germania.
-Il contrasto anglo-germanico, perché la corsa agli armamenti da parte della Germania con la seguente costituzione di una potente flotta, mise in serio pericolo la supremazia inglese sui mari.
-I fermenti nazionalistici nell’impero ausro-ungarico, fomentati da popolazioni italiane, ceche, slave, ecc……, che cercavano l’indipendenza o il distacco dall’Impero austriaco.
-L’aggressiva politica della Russia nei Balcani, che si opponeva al desiderio da parte dell’Austria di rinforzare il suo dominio proprio in quella zona.
-La corsa agli armamenti effettuata da tutti gli Stati su pressione dei grandi industriali, che si arricchivano proprio con la vendita delle armi.
La grande guerra fu dunque un conflitto per l’egemonia in Europa tradotto quindi in nazionalismo e imperialismo.

La causa prossima
La causa scatenante della guerra fu l’assassinio del futuro erede al trono austriaco, l’arciduca Francesco Ferdinando, ad opera di uno studente bosniaco, Gravilo Princip, a Sarajevo, mentre attraversava la città in auto scoperta. L’attentatore era militante di un’organizzazione irredentista che risiedeva in Serbia e veniva tollerata da parte del governo serbo.
L’Austria inviò alla Serbia un ultimatum, lesivo della sua sovranità, con il quale imponeva la partecipazione di funzionari austriaci alle indagini dell’attentato. La Serbia non accettò e l’Austria, il 28 luglio 1914, dichiarò guerra a essa.

Dichiarazioni di guerra e schieramenti:
Il conflitto in poco più di un mese, grazie alle alleanze, assunse vaste proporzioni. Infatti, dopo continue dichiarazioni di guerra, si formarono due schieramenti:
- da una parte Austria e Germania (Imperi Centrali), poi Bulgaria e Impero turco;
- dall’altra prima Francia Inghilterra e Russia (Triplice Intesa) al fianco della Serbia, poi il Giappone e Stati Uniti, che trascinarono in guerra altri Paesi, con i quali formarono gli “Alleati”.
L’Italia si dichiarò neutrale fino al 24 maggio 1915 e dopo, con il Patto di Londra (26 aprile 1915) chiuse i rapporti con la Triplice Alleanza passò dalla parte dell’Intesa.

Le operazioni militari:
Le operazioni militari della Grande Guerra, possono essere divise in tre fasi:
- la prima, che va dal 1914 alla metà del 1915;
- la seconda, che va dalla metà del 1915 al 1917;
- la terza, che va dal1917 al 1918;

Prima fase
Sul fronte occidentale, la Germania attaccò con una manovra lampo la Francia, attraverso il territorio neutrale del Belgio, ma fu fermata sul Marna, a 40 km da Parigi. La guerra si trasformò da una guerra-lampo ad una guerra di trincea, o di posizione, dove i soldati arano costretti a vivere in spazi stretti, come le trincee. Tutti (governi, stati maggiori, opinione pubblica) pensavano a una guerra di breve durata ma la previsione si rivelò drammaticamente errata: non prevedevano che i nuovi armamenti, via via perfezionati e impiegati durante il conflitto, lo avrebbero reso non solo più distruttivo ma anche più equilibrato.
Sul fronte orientale si registrò una prima penetrazione dei Russi in Prussia, ma fu arrestata dai tedeschi con la battaglia di Tannemberg e dei laghi Musuri, mentre l’Austria non riusciva ad avere ragione della Serbia.
L’iniziale neutralità dell’Italia venne motivata dal fatto che la Triplice Alleanza, di cui essa faceva parte, era un patto difensivo e quindi non la impegnava a intervenire al fianco degli Imperi centrali. Il motivo più consistente era però che gli interessi italiani nel Trentino, nella Venezia Giulia e nell’Adriatico erano in conflitto proprio con quelli austriaci. Subito nel territorio si scatenò un acceso dibattito politico tra neutralisti e interventisti. Ma mentre i neutralisti (liberali, giolittiani e cattolici) si mostrarono intolleranti alla guerra, gli interventisti invece, delusi ormai dall’esperienza giolittiana, erano convinti che l’ingresso in guerra dell’Italia avrebbe potuto rappresentare un occasione per rilanciare l’economia e riassorbire la disoccupazione. Premevano in tal senso soprattutto i gruppi dell’industria pesante, interessati alle commesse di guerra.
Favorevoli al conflitto erano il re Vittorio Emanuele III, il governo guidato da Antonio Calandra (succeduto a Giolitti nel 1914) e il ministro degli esteri Sonnino. Essi ritenevano che la guerra potesse dare prestigio alla corona ma anche ordine ai conflitti sociali sempre più estesi e virulenti.
Il 26 Aprile 1915 Sonnino, strinse con l’Intesa un accordo segreto (patto di Londra) che impegnava l’Italia ad entrare in guerra nel giro di un mese in cambio di concessioni territoriali ( Trentino, Triolo meridionale, Trieste, Gorizia, Fiume ecc...). Il parlamento approvò infine l’intervento e il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria.

Seconda fase
Sul fronte italiano la guerra fu combattuta soprattutto sulle montagne del Carso, in Friuli Venezia Giulia, in trincee scavate nella pietra, dove si svolsero una serie di combattimenti micidiali; ben quattro attacchi furono sferrati dalle truppe italiane sotto il comando di Luigi Cadorna, senza però ottenere alcun successo; i nostri soldati furono sempre sotto il tiro degli Austriaci, appostati sulle Alpi e, quindi, più in alto e in posizione di vantaggio. Nel 1916 gli Austriaci lanciarono contro l’Italia una spedizione per punirci di aver sciolto la Triplice Alleanza e di essere passati dalla parte dell’Intesa, costringendo i nostri soldati a ripiegare. Ma i nostri, radunate le forze, sferrarono una controffensiva che ci fece conquistare Gorizia.
Sul fronte occidentale continuò la guerra di trincea: si ricordano le battaglie di Ypres (in cui i tedeschi impegnarono per la prima volta il gas asfissiante), di Verdun e la controffensiva anglosassone sul fiume Somme. Ma dopo queste battaglie, i due blocchi restavano sostanzialmente in posizione di parità.
Sul fronte orientale si registrò una prima controffensiva austro-tedesca, poi una controffensiva russa, con gravi perdite che portarono ad una prima demoralizzazione dell’esercito russo. Infine una nuova controffensiva austro-tedesca ottenne successi in Bucovina e Galizia.
Intanto sui mari, la Germania, per forzare il blocco navale attuato dalla marina britannica, lanciava la guerra sottomarina (battaglia dello Jutland, 31 maggio 1916) attaccando con siluri le navi di qualsiasi nazionalità, militari e non, in rotta per la Gran Bretagna. Durante la guerra fu affondato il transatlantico Lusitania, che sarà in seguito, la causa dichiarata dell’entrata in guerra degli Stati Uniti.
In questo clima di guerra si ricostruirono i movimenti pacifisti. Per esempio si propose, nel Congresso di Zimmerwald (1915), una pace senza annessioni e senza indennità, cioè un ritorno alla situazione pre-bellica. Successivamente, il presidente americano Wilson fece appello ai belligeranti di giungere ad una pace senza vincitori né vinti, ma il suo appello non fu ascoltato; in seguito, il Papa Benedetto XV, inviò una nota ai governanti, affinché ponessero fine alla guerra.




Terza fase
Sul fronte orientale si registravano prima l’occupazione della Persia da parte dei Russi, poi l’avanzata inglese in Mesopotamia, dove occupavano Bagdad e sconfiggevano i turchi a Gaza; gli Arabi, sotto il comando del colonnello Lawrence d’Arabia, effettuavano azioni di sorpresa contro le guarnigioni turche e a luglio prendevano Aqaba; in luglio un’offensiva tedesca in Galizia costrinse i Russi ad evacuare la regione e i Tedeschi conquistarono la città di Riga, la Lettonia e le isole del Baltico; in agosto truppe tedesche invasero la Moldavia, sconfissero i rumeni e li costrinsero a chiedere un armistizio.
Sul fronte occidentale, invece, un’offensiva alleata si concludeva con pesanti perdite per l’esercito francese che era sempre più demoralizzato; sul fronte italiano prima del ritiro della Russia dal conflitto, continuava la guerra di logoramento; la guerra sottomarina raggiungeva il suo culmine con perdite gravi da parte degli Alleati e degli Stati Uniti.
Ma il 1917 fu caratterizzato da due principali avvenimenti: l’entrata in guerra degli Stati Uniti e la Rivoluzione russa.

L’entrata in guerra degli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti avevano dichiarato, nel 1914, la loro neutralità. Neutralità, però, solo apparente, perché in realtà essi rifornivano le potenze dell’Intesa di armi e viveri, tanto è vero che i Tedeschi avevano dichiarato la guerra sottomarina indiscriminata, per impedire che questa merce arrivasse a destinazione. Fu così che dopo l’affondamento del mercantile americano “Vigilantia”, gli Stati Uniti dichiararono guerra agli Imperi Centrali.
Alcuni storici, però, affermano che la vera causa dell’entrata in guerra degli Stati Uniti fu di natura economica: la conquista dei mercati europei da parte dell’economia americana.
Dal punto di vista bellico, infatti, l’entrata in guerra degli Stati Uniti fu relativa, perché i primi contingenti americani sbarcarono in Francia quando gli Imperi Centrali erano già in crisi. Ma dal punto di vista economico, l’aiuto americano fu fondamentale, perché permise all’Intesa di resistere agli attacchi degli Imperi Centrali.


La rivoluzione russa
L’altro avvenimento decisivo per la soluzione della guerra fu la Rivoluzione russa, che iniziata nel 1917, quando lo zar Nicola II fu costretto a cedere i suoi poteri ad un governo provvisorio, capeggiato prima da L’vov e poi da Kerenskij e formato da uomini di diversi partiti. La Rivoluzione ebbe una nuova impennata nell’ottobre dello stesso anno, quando i bolscevichi, capeggiati da Lenin, favorirono una nuova ondata rivoluzionaria, abbattendo il governo provvisorio e formarono un nuovo governo, denominato Consiglio dei Commissari del Popolo: era la vittoria dei comunisti e la trasformazione della Russia in U.R.S.S. (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Si ricorda che come primo atto, i bolscevichi negoziarono una pace, la pace di Brest-Litovsk, con la quale si ritiravano dal conflitto.
Mentre l’entrata in guerra degli Stati Uniti fu militarmente relativa, la Rivoluzione russa influenzò molto gli avvenimenti bellici. Infatti, in un primo momento, favorì gli Imperi Centrali, perché la Germania poteva utilizzare le truppe tolte al confine russo, per attaccare con più forza sul fronte occidentale e italiano.
Nonostante i Tedeschi sferrassero molti attacchi, gli Alleati costrinsero le truppe nemiche a ripiegare sulla linea di resistenza detta Sigfrido.
Sul fronte italiano, invece, le truppe austro-tedesche sfondarono la resistenza italiana sul fiume Isonzo, a Caporetto e dilagarono nel Veneto, fino al fiume Piave. Fortunatamente la linea di difesa formata sul Piave e sul Monte Grappa riuscì a resistere e a non indietreggiare ulteriormente, grazie alla sostituzione di Luigi Cadorna con Armando Diaz e grazie all’apporto della classe dell’99 (tutti diciottenni).

La fine della guerra
La guerra non finì per una vittoria decisiva, ma per esaurimento di uno dei due blocchi, quello degli Imperi Centrali.
Infatti, nel1918, una crisi attraversa sia l’Impero tedesco sia l’Impero austriaco.
La crisi germanica fu dovuta al fatto che i “socialisti” non solo cessarono di sostenere la guerra, ma una parte di loro si staccò e diede origine al movimento degli Spartachisti, con lo scopo di instaurare una repubblica di tipo bolscevico. Infatti, quando Guglielmo II abdicò, fu instaurata una Repubblica moderata di tipo socialista, favorevole alla fine della guerra.
La crisi austriaca, invece fu dovuta all’aspirazione all’indipendenza di tutte le nazionalità che la componevano e che chiedevano la piena indipendenza
In questi momenti di crisi delle potenze centrali, le truppe italiane ripresero l’offensiva, varcarono il Piave, sconfissero i nemici a Vittorio Veneto e conquistarono Trento e Trieste. Il 4 novembre la Germania e l’Austria firmavano con l’Italia l’armistizio di Villa Giusti. A metà luglio i tedeschi lanciarono un’ultima e disperata offensiva, ma sulla Marna furono fermati dai francesi.
Il successivo 8 agosto l’esercito Alleato inflisse la prima vera sconfitta all’esercito tedesco ad Amiens. Gli alleati dei tedeschi cominciarono lentamente a cedere, fino a quando la Germania chiese la fine delle ostilità, l’11 novembre 1918. La guerra si era conclusa.




La conferenza di Parigi
Nel gennaio del 1919 si riunirono a Parigi tutti i plenipotenziari dei Paesi vincitori per discutere i criteri generali della pace.
In questa riunione furono tenuti presenti, tra le altre cose, gli obiettivi dell’Intesa: dominare in Europa e ridurre all’impotenza la Germania, in modo che non tentasse altre avventure sconvolgenti.
Si firmarono molti trattati e, alla fine, fu stabilito che:
la Germania restituiva alla Francia l’Alsazia e la Lorena; cedeva alcuni territori per costituire la Polonia, la quale otteneva uno sbocco sul mare, mediante il corridoio polacco, una stretta striscia di terra che divideva la Prussica orientale dalla Germania, con il porto di Danzica che veniva dichiarata città libera sotto la protezione della Società delle Nazioni; inoltre la Germania doveva pagare un’ingente indennità di guerra ai Paesi dell’Intesa;
l’Impero asburgico veniva diviso in tre Repubbliche: Austria, Ungheria e Cecoslovacchia e perdeva alcuni territori a vantaggio dell’Italia, della Polonia, della Romania e della Jugoslavia;
l’impero turco veniva ridotto alla penisola dell’Anatolia e alla
zona degli Stretti; la Croazia, la Slovenia, la Bosnia-Erzegovina si unirono alla Serbia e al Montenegro, per formare la Jugoslavia;
per i territori sottratti in Asia all’Impero turco e alla Germania, veniva creato il mandato, un tipo di amministrazione fiduciaria, cioè il territorio veniva affidato provvisoriamente ad uno degli Stati vincitori, fino a quando i popoli non fossero stati in grado di autogovernarsi;
alcuni Stati come la Polonia, la Cecoslovacchia, l’Austria, l’Ungheria erano stati creati perché facessero da “cuscinetto”, cioè da difesa contro la Russia comunista e la Germania responsabile della guerra, con l’obiettivo di isolarle.
Per volere del presidente americano Wilson, fu creata la Società delle Nazioni, un organismo internazionale che aveva il compito di regolare le controversie degli Stati Associati.

Conseguenze sociali ed economiche della guerra
Le conseguenze sociali ed economiche della guerra furono enormi.
Quando essa terminò si contarono milioni di morti e feriti. Ma, a guerra finita, poi, scoppiò un’epidemia di influenza, detta spagnola, che provocò quasi 13 milioni di vittime.
Molte famiglie erano rimaste senza giovani e capofamiglia, molti dei quali o erano morti o erano ritornati a casa inabili, rendendo ancora più gravoso il carico economico delle famiglie.
Durante la guerra, per far fronte alle enormi spese, le potenze dell’Intesa avevano dovuto chiedere continui prestiti agli Stati Uniti e, ora che la guerra era terminata, questi Stati si trovavano a dover pagare ingenti debiti.
Dal punto di vista politico, presero il sopravvento le forze di sinistra e le forze rivoluzionarie. Contemporaneamente, però, si formarono anche schieramenti di destra, che erano contrari alle rivoluzioni della sinistra e sostenevano i governi forti, la polizia, l’esercito e i ricchi industriali, generando un po’ dovunque forti conflitti di classe.

Riassunto Cronologico

1914
28 giugno: Assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria e di sua moglie a Sarajevo.
28 luglio: L'Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia.
1 agosto: La Germania dichiara guerra alla Russia.
3 agosto: La Germania dichiara guerra alla Francia; invasione del Belgio.
23 agosto: Il Giappone dichiara guerra alla Germania.
31 ottobre: La Turchia entra in guerra a fianco di Germania e Austria.
26 aprile: Patto di Londra tra l'Italia e i Paesi dell'Intesa.
24 maggio: L'Italia dichiara guerra all'Austria.

1916
27 ottobre: Disfatta italiana a Caporetto; Rivoluzione d'ottobre in Russia.
27 agosto: La Romania entra in guerra a fianco dell'Intesa.
28 agosto: L'Italia dichiara guerra alla Germania.
21 novembre: Muore Francesco Giuseppe, gli succede il nipote Carlo I.

1917
2 aprile: Gli Stati Uniti dichiarano guerra alla Germania.

1918
4 ottobre: Disfatta austriaca nella battaglia di Vittorio Veneto.
Novembre: Carlo I rinuncia al trono d'Austria-Ungheria.
9 novembre: Abdicazione di Guglielmo II.

1919
18 gennaio: Si apre la Conferenza di Parigi.
28 aprile: Nasce la Società delle Nazioni.
28 giugno: Trattato di Versailles con la Germania.
10 settembre: Trattato di Saint-Germain con l'Austria.










ITALIANO

-= L’Ermetismo =-

L’Ermetismo è una corrente poetica che si sviluppa in Italia nella prima metà del Novecento, e culmina nel periodo che va dalla prima alla seconda guerra mondiale. La poesia ermetica si distacca dalle precedenti correnti letterarie per l’oscurità dello stile e del linguaggio. Il termine “Ermetismo” indica una poesia di difficile comprensione, sia per i contenuti privi di apparente logicità sia per la forma che non sempre segue le regole sintattiche. In origine il nome di Ermetismo è introdotto con un’intenzione polemica e dispregiativa, come sinonimo di incomprensibilità, ma successivamente perde questa connotazione. Il nome deriva dalla figura divina di Ermete Trismegisto, considerato dai Greci inventore della scrittura e autore di trattati scritti in un linguaggio particolarmente oscuro. La difficoltà di comprensione tipica dell’Ermetismo dipende dal desiderio dei poeti di rivelare i sentimenti più profondi dell’animo con immediatezza. Essi utilizzano un linguaggio sintetico, fatto di versi brevissimi, ma ricco di immagini rivelatrici.
L’Ermetismo ha il suo massimo splendore tra il 1935 e il 1942 a Firenze, dove trova uno spazio crescente sulle principali riviste. I maggiori esponenti di questa corrente letteraria sono: Ungaretti, Quasimodo e Montale (parzialmente).


-= Giuseppe Ungaretti =-

Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandira d’Egitto l’8 febbraio del 1888. Il padre, Antonio Ungaretti, originario di San Concordio, in provincia di Luca, si è trasferito da anni in Egitto e lavora come operaio nel gigantesco cantiere del canale si Suez; ma già malato, muore in un incidente sul lavoro nel 1890, lasciando alla moglie, Maria Lunardini, la gravosa incombenza di mantenere la famiglia con i proventi di un piccolo forno di pane nel quartiere periferico di Moharrem Bey.
Giuseppe, negli anni dell’infanzia, cresce avendo attorno a sé oltre alla madre un fratello maggiore, Costantino, di otto anni più vecchio, e una vecchia croata dalla quale apprende con avidità le prime fabie. A sedici anni è scritto all’Ecole Suisse Jacot, la migliore scuola di Alessandria per compiervi gli studi superiori; qui ha la fortuna di incontrare insegnanti particolarmente aperti, grazie ai quali matura le prime prime profonde esperienze letterarie come Baudelaire, Nietzsche, Carducci e D’Annunzio.
Frequentando la scuola ha pure l’occasione di stringere un’amicizia saldissima con Moammed Sceb e, grazie a questi, con un altro emigrato Enirco Pea. Sono questi gli anni straordinari della “Baracca rossa”, l’edificio che ospitava l’abitazione e il magazzino di Pea, e che offriva spesso ospitalità a rivoluzionari e sovversivi di ogni paese. Qui maturano le prime riflessioni e le prime esperienze politiche del giovane Ungaretti: partecipa a riunioni e collabora con riviste anarchico-socialiste fu anche arrestato, assieme a un gruppo di dimostranti, per aver partecipato ad una manifestazione di protesta per la liberazione di ammutinati russi. Processato presso il consolato d’Italia e assolto.
In questi anni Ungaretti si guadagna da vivere con impieghi modesti: novelle, traduzioni letterarie, prose liriche e nel 1908 diventa corrispondente dall’Egitto della rivista La Voce.
Nel 1912, a ventiquattro anni, Ungaretti lascia l’Egitto per la Francia, precisamente a Parigi, dove si trattiene per due anni frequentando i corsi della Sorbona: abbandona definitivamente gli studi di giurisprudenza per la facoltà di lettere dove ha modo di conoscere molti esponenti del naturalismo francese. Nel 1913 fu raggiunto a Parigi dal vecchi amico Moammed Sceab, che però morirà suicida dopo pochi mesi per l’incapacità di adattarsi a un ambiente socialmente e culturalmente troppo diverso e vissuto come intollerante ed ostile.
Nel 1914, Ungaretti rientra in Italia, schierandosi apertamente sul fronte interventista. Arrestato per la seconda volta in seguito alla partecipazione a un comizio anarchico-interventista, dopo il rilascio si trasferisce a Milano, dove conosce Benito Mussolini.
Allo scoppio della guerra nel 1915, raggiunge il fronte del Carso in qualità di soldato semplice del 19° reggimento di fanteria. Qui rimane per tutto il 1916, portando a termine la prima raccolta di liriche, con il titolo “Il porto sepolto”. Dopo la fine della guerra Ungaretti si stabilisce a Parigi, dove lavora presso l’ambasciata italiana e dove collabora in qualità di corrispondente per diversi giornali e riviste tra cui “Il popolo d’Italia”. Il 3 Giugno del 1920, sposa con rito civile Jeanne Dupoix, che sarà sua ispiratrice e compagna fino alla morte. Intanto nel 1919, è uscita la seconda raccolta poetica, Allegria di naufragi.
Lasciata Parigi all’inizio del 1921, Ungaretti si stabilisce con la moglie a Roma, dove trova impiego presso l’ufficio stampa del ministero degli Esteri. Sono questi gli anni della progressiva ascesa del fascismo, con il quale Ungaretti ha rapporti piuttosto contrastanti, passando da un’iniziale adesione a un progressivo distacco.
Dal 1926 al 1933 Ungaretti è impegnato molto in viaggi all’estero per motivi di lavoro; questi anni di intensa attività e riflessione spirituale lo portano a convertirsi alla religione cattolica, seganta anche da grandi gioie familiari come la nascita della figlia Anna Maria (1930) e del figlio Antonietto (1930). Nel 1931 esce il volume L’allegria, in cui sono conflueite le pe due principali raccolte poetiche, e nel 1933, viene pubblicato Sentimento del tempo.
Nel 1936 Ungaretti si trasferisce nuovamente in Brasile con tutta la famiglia dopo aver ricevuto la cattedra di letteratura italiana nell’Università di San Paolo. Nel paese sudamericano trascorre sette anni, caratterizzati da un intenso lavoro critico, ma funestatianche da terribililutti familiari; al poeta, che nel 1930 aveva perduto la madre, vengono a mancare prima il fratello maggiore, Costantino, morto nel 1937, e quindi l’amatissimo figlio Antonietto, morto nel 1939 in seguito a una banale appendicite. In occasione di un temporaneo rientro in Italia, esprime pubblicamente la propria violenta opposizione alla guerra e alle leggi razziali: viene arrestato e poi scarcerato per diretto intervento di Mussolini.
Accolto con grandi onori, nello stesso anno è nominato Accademico d’Italia e ottiene la cattedra di letteratura italiana all’Università di Roma, che rischia di perdere per i rapporti avuti con Mussolini.
Nel 1947 porta a compimento Il dolore, raccolte che caratterizzano il suo terzo momento poetico: la morte del figlio.
La sua fama è in continua ascesa e viene insignito di numerose lauree honoris causa da parte di università straniere. Nel 1970 parte per gli Stati Uniti, dove si ammala di broncopolmonite ; rientrato in Italia, le sue condizioni di salute peggiorano fino a che, dopo un breve ricovero in una clinica milanese, si spegne nella notte fra il 1° e il 2° giugno.
Le prime due raccolte di Ungaretti portarono nella poesia italiana un’autentica rivoluzione formale. Ungaretti scrive in “versi liberi”, cioè senza preoccuparsi della regolarità delle rime e della lunghezza dei versi, ma non solo: i suoi versi sono spesso cortissimi e isolati, la sintassi è spezzata, la punteggiatura non esiste più.

Poetica
I temi che Ungaretti affronta sono sicuramente influenzati dalla drammatica esperienza della guerra, come il senso della fragilità e della precarietà dell’uomo e il timore della morte da cui scaturisce la forza con cui ci si attacca alla vita proprio quando la si sente sfuggire.
Nelle raccolte successive il poeta affronta gli stessi temi, ma recupera la punteggiatura e usa forme metriche più tradizionali, come l’endecasillabo, e inoltre ricorre più spesso a simboli e ad analogie.
Il risultato è che i suoi versi diventano sempre più complessi.
E’ per questa ragione che l’opera di Ungaretti rientra a pieno titolo nella poesia cosiddetta ermetica, che caratterizza l’Italia fra le due guerre mondiali.
E’ caratteristica dell’ermetismo affrontare temi come il dolore e il senso dell’esistenza umana in un linguaggio volutamente oscuro, ricco di accostamenti imprevedibili, di allusioni a cose che solo il poeta conosce.
Tutti questi procedimenti impediscono al lettore non specialista una comprensione immediata del senso del testo, o meglio gli lasciano una grande libertà d’interpretazione.
Il porto sepolto si riferisce ad un porto reale che doveva esistere anticamente nei pressi di Alessandria, ma ha soprattutto un significato simbolico: allude a “ciò che segreto rimane in noi, indecifrabile”; il porto sepolto equivale al segreto della poesia, nascosto nel fondo di un “abisso” nel quale deve immergersi il poeta. L’espressione ossimorica “allegria di naufragi” allude invece alla guerra, che è vista come un naufragio, mentre i sopravvissuti sono come i superstiti del naufragio che, presi da una sorta di ebbrezza per lo scampato pericolo, superano lo sgomento e il dolore con la speranza di un domani migliore. Le due raccolte parlano in gran parte della prima guerra mondiale. In esse Ungaretti utilizza versi brevissimi, fino ad arrivare all’unicità della singola parola; inoltre riduce al minimo i nessi sintattici, abolendo in alcuni casi persino la punteggiatura: la poesia procede per accostamento di frammenti e immagini, per analogie.
Nella raccolta Sentimento del tempo si racchiudono poesie in cui egli medita sulla condizione dell’uomo e sullo scorrere veloce del tempo, delle cose, delle persone amate, che produce la nostalgia del passato e un più tenace attaccamento alla vita. Da un punto di vista formale, quest’opera segna il ritorno alla tradizione: l’uso di versi tradizionali (l’endecasillabo e il settenario) e il recupero delle strutture sintattiche.
La successiva raccolta Il dolore (1947) unisce il tormento personale (la morte del fratello e del figlio di nove anni) alla sofferenza collettiva (la seconda guerra mondiale).
Le ultime raccolte sono: La terra promessa, Un grido e paesaggi, Il taccuino del vecchio. Infine Ungaretti cura l’edizione completa dei suoi versi, pubblicata nel 1969 col titolo Vita d’un uomo. Tutte le poesie.


Poesia : “Sono una creatura” - 5 agosto 1916

Come questa pietra
del S.Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo

Questa poesia è strettamente collegata all’esperienza di guerra del poeta sul fronte del Carso, durante la prima guerra mondiale.
Egli infatti paragona il suo pianto ad una pietra del monte San Michele e usa aggettivi che esprimono il senso dell’indifferenza nei confronti della morte (fredda, dura, prosciugata, refrattaria, totalmente disanimata) : egli è così abituato all’immagine della morte a tal punto da non riuscire neppure a provarne dolore. Il suo pianto è perciò un pianto interiore, segreto, senza lacrime, duro come la pietra carsica.
La poesia termina poi con una sconcertante conclusione: “la morte si sconta vivendo”, cioè il sollievo della morte si paga con le sofferenze della vita.
Viene invertito perciò il rapporto tra vita e morte: è la morte che assume un significato positivo di fronte alla vita e non viceversa.
E’ evidente poi la mancanza della punteggiatura e di rime, ma in particolare l’essenzialità del verso: la poesia di Ungaretti è una “poesia pura” che restituisce alla parola il suo significato più profondo.


Poesia : “Fratelli” - 15 luglio 1916

Di che reggimento siete
fratelli?

Parola tremante
nella notte

Foglia appena nata

Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità

Il tono di questa poesia di Ungaretti è quello di una rivolta contro la guerra e l’odio da essa scatenato.E’ l’istintiva ribellione dell’uomo che,consapevole della sua fragilità,si sforza di fronteggiarla con la ricerca di una difficile fratellanza.


Poesia : “Soldati” - luglio 1918

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
e foglie

Il componimento, scritto durante una pausa dei combattimenti nel Bosco di Courton,sul fronte italo-francese,esprime la precarietà dell’esistenza dei soldati che si sentono sospesi tra la vita e la morte,come le foglie sugli alberi in autunno,quando basta un soffio di vento per farle cadere.Ancora una volta,come nella lirica Fratelli,Ungaretti riconosce nella caducità il vincolo che accomuna tutti gli esseri viventi.


Poesia : “Natale”

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Vi è una contrapposizione tra il calore della casa e l’esperienza cruenta della guerra uniti da un senso di stanchezza interiore determinata dall’angoscia per la morte dei soldati.La fragilità dell’uomo si manifesta nella vanità dell’esistenza umana che si avverte nel momento della guerra.
 
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